Mancano pochi giorni per commemorare Il giorno della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 Gennaio per le vittime del nazismo. Questa data coincide con il giorno in cui, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell’Olocausto.
Da questa storia, raccontata da papà Alex al figlio Mark, ormai adulto, ne viene fuori un libro, nel 2010, dal titolo “Il bambino senza nome”.
Parte tutto da una vecchia valigia in cui sono contenuti tutti i segreti del padre, nascosti per quasi settantenni. È l’ora per questo uomo, ormai anziano, di ritrovare le sue origini, il suo passato, ma soprattutto il suo nome perché quello datogli alla nascita non era Alex .
Aveva all’incirca 5 anni, in un sperduto villaggio della bielorussa, quando è stato catturato nei boschi, dove si era rifugiato, da un’unità lettone filonazista.
Davanti al plotone di esecuzione, rivolge al sottufficiale che deve sparargli una semplice, ma efficace domanda che gli salva la vita:”Puoi darmi un pezzo di pane prima di spararmi?”.
Le SS decidono di salvare quel bambino e di farne la loro mascotte, un modello di soldato bambino. Gli fanno confezionare su misura una divisa tedesca.
Gli vengono forniti un nome, una data di nascita e la storia anche modificata del suo ritrovamento.
Tutto di lui è falso, la sua vita è stata costruita su misura per lui, e ora vuole ritrovarla, perlomeno tentare…
Il libro non ti lascia indenne, ritroviamo molte carneficine effettuate dai nazisti, viste con gli occhi di un bambino di soli pochi anni…