Non particolarmente attratta dai viaggi in aereo ma circondata da parenti piloti, mi ha molto colpito la storia di Amelia Aerhart (nata Amelia Mary Earhart il 24 luglio 1897). Ho avuto modo di vederne il film, dal titolo Amelia. È quasi interamente girato in flashback, cioè una scena interposta che riporta la narrazione indietro nel tempo dal punto attuale della storia . I flashback sono spesso usati per raccontare eventi accaduti prima della sequenza principale di eventi della storia per riempire un retroscena cruciale.
Earhart è rimasta affascinata dalla vista di un aereo che volava sopra la sua testa nella prateria del Kansas dove è cresciuta.
Quando nel 1920 sale per la prima volta su un aereo, è amore a prima vista. Da lì in avanti studierà volo, diventerà pilota, metterà a segno alcuni importanti record, attraversa gli Stati Uniti senza mai fare scalo, attraversa l’Atlantico dal Canada all’Irlanda del Nord, e infine progetta l’impresa delle imprese: compiere il giro del mondo in aeroplano.
Il viaggio, pianificato a lungo, e con grossi problemi d’attuazione fin dall’inizio, le appare come una sfida tanto difficile quanto eccitante; per questo non si arrende ai primi tentativi falliti miseramente. Poi finalmente la missione. Da donna straordinaria quale era, insieme al suo navigatore, Fred Noonan, nel 1937, parte da Miami, e tocca il SudAmerica, l’Africa, l’India, l’Asia Sudorientale, la Nuova Guinea.
È dopo che è ripartita da qui che, sorvolando il Pacifico, ha l’incidente fatale: rimane senza carburante, probabilmente, e non riesce a mettersi in contatto con la torre di controllo più vicina, ad Howland, per cui se ne perdono le tracce. È il 2 Luglio 1937.
La sua scomparsa ha lasciato tutti sgomenti, anche perché si avvolge di mistero, anche se sembra che i suoi resti siano stati trovati.
La fama di cui si è ammantata questa donna, che ha osato laddove molti uomini non si erano e non si sarebbero mai spinti, rimane immortale, e lei è a tutti gli effetti un’eroina americana.
Mi piace pensare che abbia trascorso gli ultimi suoi anni ad Howland, questo atollo disabitato nell’Oceano Pacifico, a vivere di pesca e di fauna, a godere della bellezza della natura e a vivere alla giornata, lontana da giornalisti e riflettori.
In fin dei conti il suo sogno si era realizzato.
Tratto da:
https://viaggimarilore.wordpress.com/2016/03/08/donne-viaggiatrici/