Oggi, 27 Ottobre, ricorre l’anniversario della nascita di Sylvia Plath.
Nata nel 1932 (oggi avrebbe compiuto 87 anni) a Boston, perse il padre quando aveva solo 8 anni. Questo fatto la colpì così duramente che non riuscì più a sottrarsi a lunghi periodi di depressione.
La separazione dal marito, in modo traumatico, ha ulteriormente influito sulla sua psiche, anche se aveva due bambini a cui accudire.
Riuscì a porre fine alla sua breve vita tramite esalazione di gas, infatti mise la testa nel forno dopo averlo ben sigillato.
Fini così in tragedia la vita di questa scrittrice.
Fatto ancora più sconvolgente e surreale è che un suo capolavoro “Le muse inquietanti” fu tradotto da un’altra scrittrice, Amelia Rosselli che emulò il gesto della sua collega suicidandosi lo stesso giorno, buttandosi dal 5° piano di un palazzo.
Due vite parallele, due artiste, due giovani donne che non sono riuscite a superare alcuni tristi episodi legati alla loro infanzia.
Sylvia Plath era una fonte inesauribile di poesie, era arrivata a scriverne una al giorno ma le sue opere migliori le scrisse l’ultimo anno di vita ma solo due libri sono stati pubblicati prima della sua morte: The Colossus e La campana di vetro. Le altre opere sono tutte postume.
Nel libro La campana di vetro, che è in parte autobiografico, cita questo passaggio: “Se mi avesse anche dato un biglietto per l’Europa o per una crociera intorno al mondo, non avrebbe fatto nessunissima differenza per me, perché dovunque sedessi o sul ponte di una nave oppure ad un caffè all’aperto di Parigi o Bangkok, sarei sempre rimasta là seduta sotto la medesima campana di vetro soffocando nella mia stessa aria viziata”.
Con questo si riferisce al personaggio del suo libro ma riflette pienamente il suo stato d’animo.
E così due artiste che avevano tanto da dire e da trasmettere hanno posto fine alla loro vita. E ci lasciano con una domanda dentro il cuore: Perché!