Questa che leggerete non è una favola di Natale ma una storia vera con un titolo che fa predire una lettura rilassante e fiabesca. Ma non è così.
Questa è la vera storia di Wang Manfu, denominato appunto “fiocco di neve”.
Manfu, in cinese significa pieno di felicità.
È una storia recentissima, di questi giorni, sicuramente la avrete ascoltata ma la vorrei riproporre su carta.
Per non dimenticare!
Una mattina fa più freddo del solito, il termometro segna meno nove gradi, e Wang si presenta in classe semi assiderato. Wang ama la scuola perché, dice, “possiamo avere pane con il latte a pranzo e si imparano un sacco di cose belle”. Era l’8 gennaio. La sua professoressa lo ha immortalato con una foto, quella foto è diventata virale. È diventata un simbolo, il simbolo di una generazione, quella dei “liushou”, “bambini lasciati indietro”.
Egli ha camminato per 4 km per arrivare a scuola.
Alla maestra ha raccontato di essersi dimenticato i guanti e il cappello a casa. Ma le sue mani e le sue guance segnate dal gelo raccontano la vita di tutti i giorni, insieme ad altri 60 milioni di bambini che in Cina rimangono a vivere con i nonni in ambienti rurali molto degradanti in quanto i genitori si trasferiscono in grandi città in cerca di lavoro.
Manfu vive, assieme alla nonna e alla sua sorellina, in una capanna di fango. Non vede suo padre da mesi.
Sono circa 300 milioni i genitori che si sono trasferiti.
In regioni come Anhui, Henan e Sichuan, il 44 per cento dei bambini vive senza la madre o il padre.
Tra questi genitori c’è anche il papa di Manfu.
Il bimbo ha un sogno: quello di diventare un poliziotto e per poter fare questo deve studiare molto.
La Fondazione per lo sviluppo dei giovani nello Yunnan ha così raccolto 2,159,100.58 yen (poco più di 254 mila dollari), abbastanza per provvedere a riscaldare l’edificio scolastico. Quello che rimane verrà distribuito tra gli alunni, ad ognuno di loro spetteranno circa 77 dollari da spendere per guanti, cappotti e cappellini per proteggersi dal freddo. E non solo. Il papà di Wang Fuman torna a casa, una ditta della zona gli ha offerto un posto di lavoro.
Una storia a lieto fine, per il piccolo “fiocco di neve”.
Restano ancora milioni di bambini come lui, che non vedremo mai in foto.
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Una storia commovente, se poi pensiamo ai nostri bambini coccolati e viziati…
Hai perfettamente ragione Amalia. Ciao