Ieri ero alla finestra con in braccio la mia nipotina e guardavamo scendere i fiocchi di neve. Si adagiavano delicatamente al suolo, uno sull’altro e non ve ne era uno uguale.
La piccola era estasiata da questo spettacolo candido che si presentava ai suoi occhi. Questi erano spalancati e dentro di essi si poteva rispecchiare lo splendore e lo stupore.
Mi è allora venuta in mente una poesia che avevo scritto da adolescente, quando ancora si scriveva in rima.
Mi aveva colpito la neve perché a Genova la si vedeva raramente.
Riporto la poesia così come l’avevo scritta. A leggerla adesso mi vergogno ma allora non mi rendevo conto, intanto nessuno l’ avrebbe letta.
“Il mio sguardo è posato su un cielo velato
da dove poi parte un disegno incantato.
A mille a mille discendono giù
dei fiocchi biancastri orlati di blu.
Si posan leggeri sui folti capelli,
picchiettano piano si aperti ombrelli.
Le fronde degli alberi cambian visione,
che pace alla vista di quel biancore!
Tutto è diverso, non vi è più colore,
ma è un tutt’uno fra noi e il Signore.
Niente divide il cielo e la terra,
forse per questo la natura è più bella.
Ti senti diverso, ti senti più gaio
e questo silenzio ti prende la mano,
ti guarda, ti dice:è festa quaggiù,
scende la neve, vieni anche tu!”