C’era un uovo che era stato lasciato dalla gallina in una zona appartata del fienile. Lo aveva lasciato lì di proposito perché era straordinariamente grande, diverso dagli altri.
E sapeva che, come tutte le cose diverse doveva essere isolato, non far parte del gruppo.
Questo è quello che pensava la gallina. Non era poi successo così anche alla sua amica anatra? Non aveva uno degli anatroccoli, il più brutto, che aveva lasciato di proposito mamma e fratelli perché lo insultavano sempre? Era troppo grosso e diverso. Proprio come il suo uovo!
E l’odiosa e dispettosa gatta, non aveva messo da parte un piccolo gattino perché il suo istinto lo riteneva malato?
E la coniglietta, che dopo aver partorito è stata con loro solo due minuti per allattarli. Eh sì, lei dice che lo ha fatto per proteggere i piccoli, così la tana resta segreta. Ma a chi la vuole dare a bere?
E l’odiosa aquila, che ogni tanto arriva dalle montagne sorvolando sopra le loro teste facendole scappare tutte. A volte però riusciva ad afferrare al volo qualche animale e lo portava via con gli artigli: si dice che lasci che i figli si azzuffino tra di loro senza intervenire. Poverini!
Insomma, avrebbe potuto raccontarne tante altre di storie che aveva visto in prima persona in cascina, quindi anche lei doveva fare qualcosa.
E lo fece, aveva contribuito mettendo da parte il suo uovo diverso. Ma era in fin dei conti una buona mamma, quindi lo depose nella paglia, al morbido, in una zona più fresca, in alto, in modo che altri animali non se ne cibassero.
Di più non poteva fare, affidava tutto al destino. Il suo compito era finito.
Sta di fatto che quel giorno fosse Pasqua e, nel pomeriggio, tutti i bimbi del vicinato chiesero al padrone della cascina se potevano fare una festa nel fienile, portando tutte le uova ricevute in dono e giocando con le varie sorprese contenute. L’uomo acconsentì, ben sapendo che gli avrebbero lasciato tutte le carte e la paglia sparpagliata qua e là. Figuriamoci se non avessero giocato a buttarsela addosso. Ma In fin dei conti era Pasqua!
Al pomeriggio ecco che un frotta di bimbi arrivarono, chi con uno chi con due o più uova. Sarebbe stata una grande festa!
Il figlio del contadino non potette partecipare perché era povero, non aveva ricevuto nemmeno un uovo. Che figura avrebbe fatto ad entrare? Da mendicante, e lui non voleva questo. Stette in disparte a sbirciare e vide tirar fuori dalle uova tanti giochi. Ma lui avrebbe preferito prima mangiarsi un uovo di cioccolata intero, poi i giochi.
I ragazzi, una volta finito con le uova fecero quello che il padrone aveva pensato: giocare con la paglia. Ma mentre fecero questo chi trovarono? Il nostro grande uovo di gallina! Meravigliati dalla grossezza lo esaminarono tutti e a uno di loro, il più giudizioso, venne in mente che il figlio del contadino non era con loro, e sapevano che era molto orgoglioso per accettare di condividere con lui le uova di cioccolato ma…
In cerchio, perché lui non vedesse (lo avevano intravisto che sbirciava), presero dolcemente l’uovo di gallina, lo pulirono bene, e, con i pezzetti di cioccolato avanzati fecero un mosaico attorno al guscio: diventò così un bellissimo uovo di cioccolato variopinto. Cioccolato nero fondente, al latte, bianco, alla nocciola. Lo avvolsero nella carta più bella che avevano e lo chiamarono. Entrato gli diedero il suo uovo, visto che la gallina era sua. Non poteva così rifiutarlo!
Lo apri delicatamente, e, meraviglia, anche lui aveva il suo uovo di Pasqua, molto particolare e dentro c’era… un pulcino.
Che bellissimo regalo. Ma la sorpresa maggiore fu capire che aveva tanti amici e non lo immaginava.
Adesso anche lui e il suo pulcino potevano unirsi con loro a giocare.
Che bella Pasqua!