C’era una volta una piccolissima lucciola che si chiamava Lumière. Era una lucciola molto speciale, gli piaceva girovagare per i prati da sola e quando le altre lucciole la chiamavano per unirsi a loro, faceva finta di non sentire e andava dalla parte opposta.
Le altre lucciole giocavano, facevano scherzi agli animali, si posavano su di essi facendo così notare ai predatori la loro presenza, insomma erano molto birichine. Ma la nostra lucciola no, era molto seria e l’unico suo passatempo era girare in lungo e in largo intorno a una coppia di lampioni innamorati. Questi notavano la presenza della lucciola che ogni sera andava a trovarli ma a loro non dava fastidio.
Come ogni sera la lucciola partiva verso il parco dove vivevano i due lampioni, che con il loro silenzio le tenevano compagnia, ma un giorno accadde qualcosa di speciale: una lucciola aveva urtato con la sua pancina, dove emana la luce, contro un grosso ramo e la luce si era spenta. Non aveva possibilità di vedere nulla e al buio, unirsi alle altre lucciole che ormai erano lontane, era difficile. Si sentiva sola, aveva paura, tremava. “Oh povera di me, esclamava, come faccio a ritornare a casa, a ritrovare i miei fratelli……E comincio a singhiozzare “sigh, sigh”. Tutto questo attirò l’attenzione di Lumière che, incuriosito, si avvicino alla povera lucciola.
“Cosa ti è successo? Ti sembra il caso di fare tanto rumore e disturbare con i tuoi lamenti questa quiete? Non puoi andare più lontano a piangere?” La poverina smise di piagnucolare ma trovò molto strano il comportamento di questo suo fratello, dovrebbero essere amici visto che il Signore li aveva fatti uguali, dovrebbero aiutarsi l’un l’altro, dovrebbero condividere i propri dispiaceri, come mai invece non era così? Comunicò tutto questo alla lucciola e questa, per la prima volta, capì che il suo comportamento era sbagliato. Faceva parte del gruppo, il suo posto era con loro. E cominciò subito la sua opera, fece da guida notturna, con la sua luce, alla povera lucciola che riuscì così a riunirsi alle altre.
Comprese per la prima volta cosa era la felicità, aveva aiutato un suo simile, gli aveva fatto da guida e compagnia, aveva potuto ridargli la serenità e ricondurlo dai loro fratelli e amici. Da quel giorno non si separò più dal gruppo, imparò che giocare e ridere è molto bello, che condividere un percorso di vita con qualcuno ti rende più ricco dentro.
Morale: andiamo sempre al di là delle apparenze, ritroviamo la luce dentro di noi e facciamola brillare…….è nel buio che la nostra luce brillerà di più.
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